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LA BELLEZZA IN FOTOGRAFIA, di ROBERT ADAMS., bellezza, verità, forma: la fotografia intesa come metodo di riconciliazione col mondo che ci circon

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audario
view post Posted on 13/9/2007, 16:11




Segnalazione di Nora Dal Monte © 09/2007, su http://www.nadir.it/.

Un libro (Bollati Boringhieri 1995(2006), 84 pp., ill. bn, 11,5x19,5cm - 17 euro) per riflettere circa le possibilità e il ruolo della fotografia nel nostro mondo.

Molto interessante la teoria secondo la quale la fotografia ha un carico di potenzialità riflessive e quasi terapeutiche: fotografare per comprendere, per riconoscere, per riappropriarsi del mondo che ci circonda; ma anche fotografare per consolarsi, se, come ebbe modo di affermare Adams stesso, ogni creazione artistica prende fatalmente le mosse da un'infelicità, da un vuoto che chiede di essere espresso e colmato.
La riflessione di Adams, in sostanza, fa coincidere la Bellezza - nella fotografia così come nell'arte in generale - con il parametro della Forma, o, se si vuole, della composizione (quel "vestito" che il fotografo o il pittore fanno indossare al reale, in modo da fornirgli un'apparenza migliore); Forma, a sua volta, intesa come sinonimo della coerenza e della struttura sottese alla vita. «Perché la forma è bella? - si chiede Adams: - Lo è, perché ci aiuta ad affrontare la nostra paura peggiore, cioè a dire il timore che la vita non sia che caos e che la nostra sofferenza non abbia dunque alcun senso»; quasi che l'uomo fosse portato a chiamare "bello" - e dunque a connotare positivamente - quell'elemento (la Forma) che ha in sé il potere di consolarlo, rassicurandolo sull'esistenza di un ordine, per quanto abilmente dissimulato, in ciò che lo circonda. Ma per far sì che questa ordinata struttura emerga in superficie, rendendosi percepibile, la Forma (e, di conseguenza, la Bellezza) presuppone necessariamente un'astrazione, una semplificazione: in ogni caso, mai una semplice rappresentazione; detto altrimenti: secondo Adams, l'arte, per rivelare la Forma (e dunque il Bello, che tradizionalmente è considerato il fine principale di ogni creazione artistica), deve spesso e volentieri "prendersi delle libertà" nei confronti del reale. Ecco quindi che la categoria astratta del Bello, contrariamente al solito, in questo caso non presuppone la rima obbligata con Buono e Vero.
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audario
view post Posted on 4/10/2007, 15:15




Torna in mente il Cartier-Bresson che cerca nelle sue fotografie di rappresentare le forme geometriche che tanto appagano il fruitore di immagini: i cerchi, le sezioni auree, la regola dei terzi, le spirali, forme che cercano di dare un ordine alla realtà che si rappresenta.
Insomma, il concetto è: la fotografia, per piacere, deve non semplicemente rappresentare, ma costituire un'astrazione della realtà, anche una sua semplificazione, di modo che il fruitore sia portato a definire "bello" ciò che (la Forma, la Composizione) lo può consolare, rassicurare, dando uno scopo, un ordine, al caos in cui trascorre la sua esistenza.

Questo ad avvalorare la mia personale convinzione, che chi fotografa sostanzialmente possa essere suddiviso in tre categorie essenziali: chi fotografa per
1. rendere permanente la memoria di un momento (tutti quelli che, soprattutto appena comprata una macchina, fotografano figli, fidanzate, vacanze, ecc.); c'è chi - e non intendo assolutamente denigrarlo - aquista e cambia fior di macchine senza oltrepassare questo livello; non 'è da denigrarle perchè chiunque di noi comunque comprerebbe volentieri una foto scattata 80 anni fa che ritrae una donna in un giardino, o quella un nostro zio vestito stile Anni '60 e così via... Si tratta comunque di un documento storico.

2. usare la fotografia come mezzo di comunicazione. E qui ci siamo un pò tutti, la fotografia, se riuscita, trasmette l'emozione del momento che abbiamo vissuto, sia esso un evento esportivo, un panorama, una situazione ricercata (still-life, foto di moda) o che altro. Ciò che distingue una fotografia riuscita da una non riuscita è la prcentuale di informazione che passa dall'autore al fruitore, o comunque l'emozione che viene suscitata - a volte anche in una direzione non cercata dall'autore -. Si tratta di un documento a cui vengono "allegati" dei valori comunicativi.

3. usare la fotografia come mezzo di espressione. Qui si approda all'arte visiva: si cerca in quel che si ha davanti da ritrarre non solo un qualcosa da trasmettere che sia insito nel soggetto stesso, ma vi si aggiunge una emozione creata dal proprio modo di ritrarla, dalla propria sensibilità - e questo vale sia che si tratti, ancora, di reportage, di still-life, di gioco di luci, di ritratto, di geometrie ricercate in un paesaggio -, all'emozione trasmettibile propria di quel che si ritrae si aggiunge un di più, un "che" della propria sensibilità, il tocco che rende distinguibile la propria opera, il proprio modo di vedere, rispetto a quel che farebbe chiunque altro. Spesso si sente affermare, anche da fotografi professionisti, che la fotografia non può essere assimiliata ad una forma d'arte, ma soltanto ad una forma di espressione, cosa che, si sarà capito, non mi trova in accordo, in quanto ci si limiterebbe solo al punto 2 precedente. Il libro di Robert Adams fornisce un'interpretazione possibile di questo: le fotografie di un determinato fotografo piacciono perchè forniscono, con la loro ricerca di "ordine" nel caos della vita quotidiana una risposta alla ricerca di un senso per la propria esistenza: la Forma diventa Bellezza, e piace... Ripeto, mi vengono in mente le foto di Cartier-Bresson, che forse mi sono sempre istintivamente piaciute in nome della sua ricerca di "geometrie nella realtà".

Due conclusioni, che dette in questo contesto paiono ovvie, ma che spesso invece sfuggono e danno adito a discussioni interminabili:
- tutto quanto detto prescinde dal fatto che si usi non solo una marca di fotocamera rispetto ad un altra, ma anche una compatta economica a pellicola, una full-frame, un banco ottico, un obiettivo con apertura minima 1,4 o 3,5, ecc.: si tratta di Fotografia e non del mezzo per ottenerla;
- tutto quanto detto prescinde dal fatto che l'autore, il fotografo, sia un pivello che ha appena comprato una macchina digitale compatta, un professionista del 35mm che ha appena cominciato ad usare il grande formato, il grande professionista; conosciamo magari un ragazzino che, particolarmente dotato, riesce con la sua compatta digitale a fare macro migliori delle nostre, con macchinone ed obiettivoni dedicati; conosciamo tutti professionisti, ovverp persone il cui mestiere è la fotografia, che, se avessere tempo e modo, si dedicherebbero ad esprimersi, ma che per sbarcare il lunario fanno foto di classe nelle scuole, foto di matrimonio o foto destinate ad essere stampate su riviste in formato francobollo ed a bassa risoluzione, per cui vedere immagini degne di essere considerate Fotografie può essere raro, ma non è attribuibile alla pura esperienza o agli anni di militanza nel settore... L'importante è saper usare bene quello che si ha ed aver ben chiaro quel che si vuole ottenere. Da qui si parte per costruire ed ampliare la propria conoscenza ed il proprio corredo, che dovrebbero andare di pari passo.
 
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1 replies since 13/9/2007, 16:11   653 views
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