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MISURARE LA LUCE / APPLICARE IL SISTEMA ZONALE

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audario
view post Posted on 5/2/2008, 17:08 by: audario




Siccome senza esempi pratici la teoria rischia di diventare tante parole difficili in aria, facciamo cadere queste parole vedendo qualche caso pratico, per precisare ulteriormente due importanti concetti: l'uso dell'esposimetro connesso alla latitudine di posa e, ancora una volta, cosa significa 'esporre per le ombre e sviluppare per le luci'.
Cercando degli esempi in rete abbiamo trovato a questo LINK dal sito www.fotoavventure.it un interessante articolo pdf del fotografo Luca Chistè, da cui abbiamo estratto questi casi pratici:

Richiamiamo anzitutto la scala degli esiti attesi del sistema zonale:
sz0011fe3

Se abbiamo ad esempio letto con l'esposimetro spot, per la zona V, la coppia tempo/diaframma 1/30s; f8 allora la distribuzione delle coppie tempo/diaframma sarà:
jpg


E se, dopo aver individuato l’esposizione per la Zona V dovessimo verificare che la gamma di luminanze cade al di fuori delle Zone Limite?.....
Le cose, in questo caso, si complicano un po’…
Facciamo un esempio molto, molto pratico.
Supponiamo di avere una scena con una ampia gamma di luminanze. Un paesaggio di montagna con una casa bianca, dotata di un interessante e “vissuto” muro ben illuminato dal
sole…
Poniamo anche che sulla casa sia presenta una porta, in legno, dotata di una bella e ricca “texture” (con questo termine si intende il dettaglio superficiale della materia, le rugosità di
una superficie, di una roccia, le striature su una duna di sabbia, ecc..).
Puntiamo l’esposimetro sulla porta e osserviamo, dalla lettura che esso ci restituisce, una coppia pari a: 1/30; f/8.
Con questa coppia, puntiamo ora l’esposimetro sul muro, ricco anch’esso di dettagli (e di luce…) ed operiamo una seconda lettura. Supponiamo che esso ci restituisca il valore: 1/30
(una delle due variabili va tenuta ovviamente ferma); f/32. Contando i diaframmi possiamo osservare che fra f/8 e f/32 vi sono ben quattro f-stop di differenza, il che vuol dire che il muro
cadrebbe in Zona IX e cioè una Zona in cui le alti luci risulterebbero prive di dettaglio perché troppo sovraesposte.
Ci troviamo di fronte, quindi, ad una situazione di luce piuttosto contrastata.
Lo schema qui riproposto chiarisce bene la situazione:
sz0021rt4
Fotografando in tale condizione e per quanto descritto circa i valori tonali della scala ZS, il muro sarebbe quindi privo di dettaglio. Cioè a dire che per avere i dettagli del muro dovrei esporre per la coppia tempo/diaframmi della Zona IX. Così facendo avrei salvi i dettagli delle alti luci, ma, probabilmente, perderei quelli ancor più importanti del portone che, con questa coppia, perderebbe ben quattro f-stop di luce, cadendo in Zona I (priva di dettagli).
Come risolvere questo problema e cercare di “ampliare” maggiormente la scala tonale del negativo salvaguardando sia il portone, sia il muro??...
Per rispondere a questo interrogativo Ansel Adams e la teoria del Sistema Zonale introducono il concetto di sviluppo differenziato, utilizzando per tale approccio il suffisso N+ o N- in funzione delle modifiche introdotte.
Per comprendere come le modifiche ai bagni di sviluppo possano influenzare l’ampiezza della gamma tonale occorre ricordare che la loro azione si esplica maggiormente nelle zone più colpite dalla luce che, è bene ricordarlo, sul negativo sono quelle più scure (o, più correttamente, quelle più dense). Esponendo quindi con la coppia prevista per la porta (1/30; f/8) e sapendo che il valore a cui vorrei portare le luminanze delle alti luci del muro è pari a:
Zona desiderata - Zona di caduta (del soggetto), ottengo:
ZONA [VII] - ZONA [IX] = -2 Zone = -2 f-stop

Bene, il valore “-2 f-stop” è il valore N-2 (7-9=-2) con cui devo modificare il tempo di sviluppo, ossia sviluppare il negativo per due unità di tempo in meno rispetto al tempo previsto per uno sviluppo “N=±0” di tipo normale. Questa operazione è possibile proprio per le peculiari caratteristiche del bianco/nero e per quelle, ancor più peculiari, dei diversi bagni di sviluppo.
La situazione, con queste condizioni di sviluppo, diviene quindi quella rappresentata nella seguente figura:
sz0022xt9
Come si evidenzia, ad essere riposizionate, grazie ad uno sviluppo N-2 sono le alte luci che, dalla Zona IX passano ora alla Zona VII, mentre, il valore della porta, previsto in Zona V, rimane ancora nella medesima Zona.
Questa operazione, ha come effetto una contrazione del contrasto e ciò, ripetiamo, ha luogo perché non tutte le Zone del negativo vengono influenzate nello stesso modo da una variazione
del tempo di sviluppo: le aree sul negativo a più elevata densità, quelle più scure (colpite in ripresa da una maggior quantità di luce) vengono interessate maggiormente delle Zona a bassa densità, quelle più chiare (colpite in ripresa da una minore quantità di luce). In base a questo principio, la differenza di densità (il contrasto) tra le Zone basse e quelle alte può essere aumentata o ridotta modificando lo sviluppo.
Per operare in accordo a questa ipotesi, ad essere modificato, è esattamente il tempo di sviluppo. In caso di valori N-1 o N-2, una riduzione del tempo di sviluppo determina una “contrazione” della scala tonale, ossia una riduzione del contrasto.
Il discorso, simmetrico e speculare, può essere fatto anche per le situazioni (opposte, appunto) in cui si abbia un basso contrasto in ripresa e si voglia aumentare la gamma tonale dei negativi. Questa ipotesi, cioè, si verifica quando le luci e le ombre sono abbastanza a “ridosso” della Zona V.
In questo caso, è possibile “estendere” la scala tonale del negativo, operando uno sviluppo N+1 o N+2 che determina, come conseguenza, un incremento del contrasto.
Questa ipotesi teorica, ovviamente, come osserva lo stesso Adams, dipende moltissimo sia dalla pellicola, sia dal bagno di sviluppo per essa utilizzato.

Attenzione però a quanto lo stesso Adams osserva per la 'contrazione' e per la 'estensione' della scala tonale:
Circa la contrazione, Adams, osserva che: “… Se noi riduciamo il tempo di sviluppo per meglio controllare un soggetto che si estende su una scala molta lunga, potremo trovare che l’immagine manca di vitalità al di sotto della Valore V. La riduzione dello sviluppo determina una compressione del contrasto locale all’interno di questi valori, che può portare a risultati scialbi e privi di vita. Questo effetto limita, di solito, i casi nei quali la contrazione [dello sviluppo] può essere applicata. In genere, N-1 è accettabile…”
Circa l’estensione, invece, precisa: “… uno sviluppo prolungato tende ad aumentare la grana del negativo, e questo spesso non è accettabile. Lo sviluppo N+1 è praticabile con la maggior parte delle pellicole e l’N+2 con alcune (il formato del negativo e l’entità dell’ingrandimento programmato sono in questo caso fattori importanti).
(Ansel Adams, “Il Negativo”, Ed. Zanichelli, 1987, pag. 81)


Per concludere, un'immagine in cui potete provare anche voi a 'previsualizzare' le zone del SZ:
sz1oy2

Edited by PrRosalba - 20/12/2012, 14:01
 
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